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Speranza e autonomia

Speranza e autonomia

In questo momento della vita comunitaria, in cui si è in preda della paura del virus che si sta imboscando ovunque e sta iniziando a rubarci  ogni  speranza di futuro, il pensiero corre verso i ragazzi della scuola, di ogni età, che hanno visto travolta la loro quotidianità, dalla vita di classe con i propri compagni, con cui giornalmente hanno condiviso il proprio tempo, a quella all’aperto, ora ridotta in una stanza.

I più piccoli riempiono di domande i genitori che, costretti anche loro a rimanere  in casa, si sono trasformati in provetti maestri e quando ho il piacere di ascoltarli mi inondano di domande su come fare, come coinvolgere,  come tranquillizzare i propri figli. I più piccoli però, benchè nei processi di apprendimento appaiano i più deboli,  sono in realtà  i più forti perché godono delle protezioni più significative, quelle familiari.

I più grandi, dopo il primo periodo piacevole e curioso delle lezioni on line, iniziano a provare noia e disinteresse verso lo studio e la partecipazione. Tutto questo ci deve far riflettere su quanto sia importante per i giovani la presenza oggettiva dei loro coetanei e degli adulti, che non usino solo la tastiera o la telecamera per farsi condividere, ma  cerchino sguardi intensi,  sorrisi reali e parole vere   non artefatte dai sintetizzatori vocali dei pc.

Come debbano a questo punto operare i docenti per sollecitare una motivata partecipazione dei loro studenti e  cosa si dovrà fare nel momento in cui si riapriranno le porte delle scuole   sono  alcuni temi da affrontare da subito.

Oltre la didattica on line è difficilmente immaginabile, al momento, un altro processo di insegnamento e dunque, discutere sulla sua obbligatorietà da praticare da parte dei docenti, appare un virtuosismo ideologico scarsamente coinvolgente. L’Istruzione è un diritto inviolabile e ricordo l’art. 2 della Costituzione, nel quale  la garanzia dei diritti inviolabili va adempiuta come dovere inderogabile di solidarietà sociale.

Che il mezzo  di insegnamento vada arricchito di empatia comunicativa è una necessità professionale per compensare, nei limiti del possibile, l’assenza degli altri. Ho suggerito, quando ho potuto, di rendere la lezione partecipata, utilizzando le forme del cooperative learning che le pratiche didattiche per competenza da tempo sostengono.

Stupendo il pensiero del pedagogista statunitense Grant Wiggins, che definisce la competenza  “… non ciò che lo studente sa, ma ciò che sa fare con ciò che sa” . E’ il richiamo alla competenza cui gli apprendimenti si devono orientare, perché rende le pratiche dell’insegnamento ricche e utili. Allora si disegnino percorsi alternati di video lezioni, creando  una sorta di unità di apprendimento finalizzata al coinvolgimento attivo: ognuno diventa docente e discente con partecipazione e impegno. Per i suggerimenti operativi mi fermo qui perché i docenti ne conoscono altrettanti e sicuramente  migliori.

Mi preoccupa un po’ il tema del rientro e della conclusione dell’anno scolastico. Sul rientro gli scenari sono diversi e penso che si possa ragionare in termini di età, sicurezze e adesione. In ambienti circoscritti, ad esempio, con protezioni adeguate si può anche immaginare lezioni e esami rispettosi dei ruoli. Penso anche che a nessuno piaccia vedere il suo studio trascurato dal punto di vista valutativo o equiparato a quello di chi non lo ha mai praticato. Allora ci si rifletta, non tanto in termini sommativi (mi fa piacere avere tempo fa riproposto il termine),  ma formativi e affidiamo a equipe di docenti volenterosi il compito di praticare questa, che è la più grande battaglia della scuola dell’autonomia.

 

Saluti,

Giancarlo Marcelli – Formatore e direttore ITS

 

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