Isaac Asimov
Isaac Asimov nacque a Petrovichi (Russia) nel 1920, ma all’età di 3 anni seguì i genitori che emigrarono negli Stati Uniti. Di famiglia ebraica, crebbe a New York nel quartiere di Brooklyn, si laureò in Chimica e Biologia e diventò insegnante presso la prestigiosa School of Medicine all’Università di Boston. Contemporaneamente, dal 1939 svolse anche l’attività di scrittore, che lo porterà a ritirarsi dall’insegnamento nel 1950 per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Passò la quasi totalità del suo tempo alla macchina da scrivere, arrivando a produrre, nell’arco di 53 anni di attività, circa 450 pubblicazioni. Pur essendo un autore che ha immaginato l’uomo in viaggio attraverso lo spazio tempo per millenni nel futuro, non amava viaggiare, soprattutto in aereo (dal quale era terrorizzato), e si allontanò raramente da New York. Fu orgoglioso di aver coniato il termine “Robotica”, oltre ad averne previsto le applicazioni. Pur essendo molto interessato alla religione da un punto di vista filosofico e letterario, si dichiarò sempre non credente e “umanista”: era sua convinzione infatti che il destino dell’uomo sia nelle proprie mani. Padre di due figli, ha successivamente sposato in seconde nozze la psichiatra Janet Jeppson; morì a Manhattan il 6 aprile 1992.
Ricordato come il padre della robotica, termine da lui coniato, è stato uno dei padri della letteratura fantascientifica, oltre a un efficace divulgatore del sapere chimico, fisico e astronomico.
Nato a Petroviči, in Russia, e morto a New York nel 1992, si trasferì da piccolo con la famiglia negli USA, dove si laureò in Chimica e Biologia e iniziò come docente alla School of Medicine dell’università di Boston. Dal 1950 abbandonò tutto per dedicarsi esclusivamente alla carriera di scrittore, pubblicando in poco più di mezzo secolo circa cinquecento tra racconti e romanzi.
Con l’antologia Io, Robot formulò le tre leggi della robotica che hanno ispirato esperti di robotica, intelligenza artificiale e cibernetica
1) Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, a meno che questi ordini non contrastino con la Prima Legge.
3) Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, a meno che questa autodifesa non contrasti con la Prima o la Seconda Legge.